LA STORIA DI ANA CRISTINA

A 16 anni, Ana Cristina ha già conosciuto troppe parole orribili:

VIOLENZA: l’accompagna fin dall’infanzia, arrivava dalle mani del papà che, abbrutito dalla miseria, colpiva quotidianamente lei, la mamma e tutti i suoi fratelli.
LAVORO SCHIAVO: la sua pratica giornaliera, china su un tavolo rimediato alla buona, ricoperta di polvere da sparo sulle mani, sul viso, nelle narici, fino a dentro i polmoni e negli occhi che bruciavano.
ABUSO: non è riuscita a difendersi dai tre uomini che l’hanno trascinata tra il mais, un giorno che tornava verso casa dopo aver raccolto la legna per il fuoco. Si sono divertiti e l’hanno lasciata lì, inerme, in compagnia della sua vergogna e del dolore fin dentro le ossa.
Ana Cristina ha trovato la sua speranza e una nuova vita tra i pennelli della scuola di pittura: oggi fa la decoratrice degli oggetti di artigianato prodotti dall’Emporio. La sua bimbetta, concepita tra le piante di mais, la ama più di ogni cosa.