Il 25 aprile e i nostri bambini in Guatemala

L'importanza di mantenere viva la memoria

Il 25 aprile e i nostri bambini in Guatemala

L'importanza di mantenere viva la memoria

Guardo in lontananza e intravedo il giorno in cui alla Granadilla non ci sarà più il lavoro minorile né lo sfruttamento della popolazione per confezionare, a bassissimo costo, fuochi artificiali, ma ci saranno solo lavori sicuri e ben retribuiti.

Le famiglie non vivranno più in tuguri ma in case dignitose, tutte fornite di elettricità, acqua corrente e bagni. Alle colazioni seguiranno i pranzi e ai pranzi le cene.

Gli studi per i bambini e i ragazzi saranno dalle elementari all’università. I professionisti di vari settori abbonderanno in quella popolazione e molti verranno da varie parti del mondo a studiare questo fenomeno incredibile: gli abitanti di una piccola frazione di provincia si sono liberati con le loro stesse forze, e il sostegno di amici lontani, dalla stretta mortifera della miseria e dalle maglie asfissianti dell’ingiustizia strutturale.

Ora li vedo ben organizzati nella veglia e nell’attenzione continua per non tornare indietro, convinti che quello che si è conquistato con tanta fatica e tempo, al prezzo di grandi sacrifici, si potrà perdere in un momento solo, se non si fa continua memoria di quel che era stato e di quello che hanno sofferto e pagato per la loro liberazione.

Sanno che i figli dei loro sfruttatori e oppressori verranno di continuo alla Granadilla per introdurre il virus dell’accomodamento, della spensieratezza e del materialismo, per far perdere ai giovani il valore della memoria, perché sanno che solo così potranno nel futuro tornare a farne l’abuso di cui avevano abbondato nel passato. Questi figli dei loro sfruttatori e oppressori parleranno tanto di economia e di competitività, di guadagni maggiori e di divertimenti, ma non del passato e di come vivevano nel passato in quel Cerro della Granadilla. Eppure, solo la memoria quotidiana mantiene salda la forza della liberazione, come l’asta di una bandiera da conficcare e assicurare nel terreno della storia giorno dopo giorno.

Solo la memoria specifica del loro passato, e non genericamente di altri, pur tragici, potrà sortire quell’effetto.

Questo sguardo di speranza verso il futuro induce noi italiani oggi, 25 aprile, a tenere gli occhi bene aperti, a fare memoria del nostro passato, a non lasciarci suggestionare dalle sirene della genericità, dell’individualismo e della vanità.

Non solo, ma ricordando giorno per giorno il terribile flagello fascista che ci mantenne schiavi e ciechi per vent’anni, non vogliamo dimenticare che il fascismo non è nel passato, ma è in noi. Esso è esclusione sociale, alterigia, superbia, violenza fatta sistema; è chiusura, è vacuo tradizionalismo, è egoismo, è retorica, sirena vuota di pensiero e tutta messinscena: per il fascismo, come ci ricorda Umberto Eco, pensare è una forma di evirazione; perciò la cultura è sospetta.

Questo è il nostro passato e di esso noi vogliamo fare memoria oggi, 25 aprile, non di altri passati in altre parti del mondo, per quanto tragici siano stati.

Carlo Sansonetti

Presidente Associazione Sulla Strada OdV

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