La guerra ucraina guardata con la dignità degli ultimi

“Quando gli elefanti combattono è sempre l'erba a rimanere schiacciata” (proverbio africano)

L’Italia ripudia la guerra (…) come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (articolo 11 della Costituzione Italiana).

Purtroppo qua non ci sono controversie internazionali, ma lotta per il potere. Occidente e Russia sono in competizione fra loro per dimostrare quale dei due sia il più forte. È una questione dal marchio spiccatamente maschile. È il marchio più specifico della stupidità maschile.

È quello che succede anche nella nostra scuola in Guatemala, per cui i bambini più forti (non certo le bambine!) cercano di allargare lo spazio del loro potere, competendo tra loro. Chi avrà più séguito sarà il leader. E quale bambino avrà più séguito? Quello che, scazzottandosi con gli altri, riesce a prevalere su tutti. E tutti gli saranno sottomessi.

Non sono controversie, è solo stupidità infantile. Anzi, ripeto, è stupidità tipicamente maschile.

Per questo abbiamo un piccolo detto nella nostra scuola, che abbiamo coniato già nei primi anni: “En esta escuela no se pega!” (“In questa scuola non si picchia!”).
Ci potranno essere parole grosse che volano, ma mai le mani o i pugni che colpiscono il corpo degli altri, di chiunque altro, soprattutto dei più deboli. E quando sono le parole forti e sgraziate a volare, subito queste vengono intercettate dalla rete delle parole gentili di verità, di pazienza e di pace, dalla rete della mediazione, degli altri, bambine e buoni maestri in prima linea.

È una rete frutto di un’educazione continua, puntuale e pervicace; di un’educazione a risolvere in modo nonviolento le tensioni e i conflitti tra noi; un’educazione alla quale da sempre abbiamo creduto e che sempre abbiamo alimentato e fortificato tra i bambini e i maestri nel corso degli anni. In altre scuole purtroppo non è così e addirittura i maestri sono i primi ad umiliare i loro alunni.

Murales scuola

Sono i cattivi maestri, padri alimentatori di conflitti e di guerre. Per queste ragioni noi non siamo d’accordo con il nostro governo né con quello europeo.

Nel momento culminante delle scelte da fare a fronte della guerra russo-ucraina, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato:

L’invasione della Russia in Ucraina segna una svolta nella storia europea. Molti si erano illusi che la guerra non avrebbe avuto più spazio in Europa… Termina l’illusione che l’integrazione economica e politica che avevamo perseguito con la creazione dell’Unione Europea ci mettesse a riparo dalla violenza… Che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza e benessere, che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici… La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo fatto finora… Le nostre forze aeree schierate in Romania saranno raddoppiate in modo da garantire copertura continuativa, assieme agli assetti alleati”.

E, subito dopo, il Governo e l’intero Parlamento hanno votato un cospicuo aumento delle spese militari, sottraendole a quelle civili per ospedali, scuole e parchi, per essere pronti per la guerra. L’esercito italiano è stato avvertito: “Siate pronti ad entrare in azione!”. La stessa cosa hanno fatto gli altri leader europei.

Noi non siamo d’accordo.

Donne in fuga dall'Ucraina

Il nostro punto di vista, dal quale guardiamo e analizziamo gli avvenimenti, è il punto di vista degli ultimi, di quelli che noi chiamiamo i più piccoli dei poveri, i quali arrivano all’estremo di diventare i popoli crocefissi della storia, nel silenzio e nell’abbandono, come vediamo che è oggi per la povera gente ucraina che abita nelle città e nelle zone invase e bombardate senza pietà dalle Forze Armate russe.

Sono esseri umani come tutti, ma non sono tenuti in considerazione. La fatica del vivere è il loro pane quotidiano. 

La paura del domani è l’ambiente nel quale si muovono oggi e, come ben si sa, la paura inibisce il pensiero e trincera tutti dentro il piccolo mondo degli istinti, cominciando da quello di conservazione. Ci affidiamo a chi ci convince di offrire la maggior sicurezza possibile. E così si zittisce e si umilia il pensiero critico.

Con la guerra, ma anche con gli annunci di potenziamento del nostro apparato bellico e con l’appello ai “nostri ragazzi” (futuri eroi…) di tenersi pronti, è stato scaraventato dentro di noi un terrore che sa di vuoto, perché in un battibaleno, così come è stata cancellata ogni traccia di dialogo e indebolita al massimo la capacità di negoziare per trovare un accordo, si è voluto anche dare un colpo mortale alla nostra speranza.

Ma finché ci sarà in noi uno spiraglio di luce noi grideremo quella speranza e quando si farà buio ravviveremo in noi la luce della ragione. Non ucciderete la nostra speranza!

Dal privilegiato punto di osservazione degli ultimi, possiamo testimoniare che nessuno si era mai illuso che l’integrazione economica e politica dell’Europa avrebbe sortito l’effetto miracoloso di metterci a riparo dalla violenza, né che la pace, la sicurezza e il benessere sarebbero stati per sempre, come ha invece affermato il Presidente del Consiglio. Però sì, avevamo sperato che nei decenni passati, per quella “integrazione economica e politica” di cui ha parlato Draghi, economisti e politici avrebbero investito molto di più in cultura, scienza e nonviolenza.

Ma non è stato così e si è insistito ad investire sulle armi: è in quel momento che voi avete voluto dare un colpo mortale alla nostra speranza, perché non avete voluto ascoltarci! In Messico, nei villaggi zapatisti (“los caracoles”), ho sempre trovato questa scritta: Aquì el pueblo manda y el gobierno obedece, “qui il popolo comanda e il governo obbedisce”. Quando diventerà realtà che ascolterete il bisogno profondo di pace, di dialogo, di collaborazione, di condivisione, di servizio, di accoglienza, di integrazione che c’è insito in ogni popolo del mondo? Quando lavorerete da politici responsabili della vera cosa pubblica?

Perché ostinarvi a pensare che l’unica Difesa possibile sia quella armata? Non esiste anche un modo nonviolento di risolvere i conflitti fra persone civili e istituzioni democratiche? Non lo si può insegnare alle nostre forze di polizia, oltre che, naturalmente, nelle nostre scuole?

Dando inizio e potenziando, con i soldi pubblici, una scuola di alta qualità, la salvaguardia della salute e la ricerca, si sarebbe investito per il bene della gente, non per l’avidità delle corporazioni. La prima di esse, anche in Italia, è quella delle armi (in questi giorni, quelli di Finmeccanica, Fincantieri, Fiat e Marconi Group si stanno sfregando le mani perché registrano un’impennata delle loro azioni). Se si fossero spesi i soldi pubblici per il bene della gente e non per costoro, avremmo avuto in mano gli strumenti per arginare il pensiero violento. Addirittura, di prevenirlo.

Parlo di pensiero, perché esso è alla base delle azioni: si parte sempre dalla parola per poi arrivare ai fatti. Quando la parola è miele infido intriso di veleno o una clava di falsità e convenienze nascoste, essa diventa inevitabilmente guerra: bombe, proiettili e missili per raggiungere i propri inconfessabili interessi.

Bisognerebbe giudicare per crimini contro l’umanità chi fa un uso improprio, un uso strumentale, della parola!

In questi decenni di ‘pace’, invece, si è investito in armamenti, e tutti i nostri governi, in cerca di guadagni, sono andati in giro per il mondo cercando di vendere le armi e gli strumenti bellici italiani ai migliori offerenti, che in genere sono i paesi che violano i diritti umani; ma, si sa, “pecunia non olet”, il denaro non ha odore e da dovunque arrivi bisogna prenderlo, come quando i narcotrafficanti fanno costruire chiese. In questo modo si è alimentato lo spirito della guerra, certamente non si è esteso lo spazio della pace!

Già nel 2013 noi di Sulla Strada avevamo denunciato tutto questo, curando l’edizione italiana di un bellissimo libricino di economia per giovani: “MARCELO DI FRONTE AD UN MONDO DI BANCHIERI E GUERRAFONDAI” (qui la copertina).

Richiedetelo all’Associazione: è di un’attualità disarmante (è proprio il caso di dirlo)!

Libro di Marcelo

In questi decenni di ‘pace’, poi, si è dato un colpo mortale all’ONU: gli Stati Uniti sono i colpevoli impuniti di questo massacro della speranza globale di giustizia!

L’unico mezzo che si è usato contro la guerra è stato quello di mostrare i muscoli: si continua a ragionare come 10.000 anni fa, nulla sembra cambiato.

Lo sappiamo per esperienza, non solo per sapienza: la violenza non si arrende alla violenza, ma viene smorzata dalla ferma mitezza della verità e da coraggiose azioni di nonviolenza.

Il Presidente del Consiglio, dunque, ci ha parlato di fine dell’illusione.

No, signor Presidente, noi continuiamo a conservare gelosamente e a coltivare ostinatamente la speranza di cui abbiamo parlato, nessuno ce la strapperà via!

E affermiamo ancora una cosa dal basso degli ultimi: fin quando non ci saranno più donne che uomini in politica, nulla mai cambierà, perché la guerra ha un odore e un sapore squisitamente maschio, l’attenzione e la cura per la vita è femmina.

AIUTACI AD ACCOGLIERE CHI HA DOVUTO LASCIARE TUTTO!

Carlo Sansonetti,
Presidente Sulla Strada

Share This