Guerra in Ucraina
Accogliamo chi fuggeÈ passato quasi un mese dal 24 febbraio scorso, il giorno in cui è scoppiata la guerra in Ucraina. Siamo sconvolti da questa guerra così vicina, ci colpisce che un Paese ai confini dell’Europa e che, per certi versi, è parte dell’Europa sia così brutalmente attaccato. Ci colpisce anche perché guardiamo la popolazione Ucraina e rivediamo noi stessi, ci riconosciamo in loro.
Una guerra così vicina credevamo fosse impossibile. Anche per questo ci fa così paura.
Lo sconvolgimento dura ancora adesso, ogni giorno ci svegliamo con l’angoscia di sapere cos’è successo nella notte. Vediamo fiumi di persone muoversi con niente, bambini terrorizzati, donne in lacrime, uomini e ragazzi che restano per difendere il Paese. Le donne, quelle che possono, partono portando con sé i bambini, il futuro dell’Ucraina.
Le vediamo arrivare, stanche e spaventate, dopo file interminabili per prendere il primo treno in partenza. Oppure arrivano stipate in pulmini di fortuna o in macchine di parenti che le vanno a prendere alla frontiera polacca. Arrivano con pochi averi, quello che indossano e la paura stampata sul volto.
Arrivano e non sanno neanche dove sono arrivate.
Non conoscono l’italiano, a parte quelle donne che in passato hanno lavorato in Italia e per questo hanno deciso di cercare rifugio qui. Sono nonne, accompagnate dalle figlie, dalle nuore, dalle nipoti. Donne che hanno vissuto tutta la vita in un Paese straniero, l’Italia, lavorando come badanti o collaboratrici domestiche, che hanno dovuto rinunciare a prendersi cura dei propri figli e genitori per assistere quelli di altre famiglie, in un altro Paese.
Come K., che finalmente nel 2019 era riuscita a ritirarsi dal lavoro e tornare a casa sua, a fare la nonna senza aver potuto fare la madre. Stava ricominciando a vivere a casa sua, ma è dovuta scappare, tornare in Italia, portando con sé la figlia e le due nipotine.

Non sono abituate a chiedere, hanno sempre lavorato per mantenersi. Sono madri come noi, che hanno cresciuto i loro figli e per loro vogliono il meglio, proprio come tutte noi. Si trovano catapultate in un altro paese e non si spiegano come sia potuto succedere tutto questo.
Fino a pochi giorni fa vivevano una vita tranquilla, si alzavano al mattino, preparavano i figli per portarli al nido o a scuola e poi andavano al lavoro. Fare la spesa, mettere benzina alla macchina e poi ritagliarsi un po’ di tempo per sé, palestra, parrucchiere, un bel libro da leggere o un impegno di volontariato.
All’improvviso si sono ritrovate a chiedere aiuto ad un centro di solidarietà in un paese lontano: aiuto per mangiare, vestiti, scarpe, documenti per conservare la propria identità, sforzandosi per trovare qualcosa di bello da raccontare ai propri figli e agli anziani che hanno viaggiato con loro.

Al Centro Prima gli Ultimi trovano una porta aperta, una mano tesa: il primo servizio, il più importante, è l’accoglienza.
Le ascoltiamo, cerchiamo di capire come stanno, di cosa hanno bisogno con urgenza. La nostra psicologa, Giulia, porta consolazione e primo soccorso a queste menti e a questi cuori devastati dall’orrore dell’assurda guerra.
I bambini e gli adolescenti sono smarriti, spaventati, non capiscono cosa succede intorno a loro. Ma i giocattoli, i sorrisi, la musica, le smorfie sono un veicolo di comunicazione universale, con comprovate proprietà calmanti e distensive.
Le operatrici del Centro, Anastasia e Cinzia, sono le nostre infaticabili servitrici di queste donne disperate.
Diamo loro una casa, un luogo sicuro in cui riposarsi, finalmente, e piangere la perdita di tutto ciò che avevano costruito con fatica. Le aiutiamo a mantenere la propria identità, le accompagniamo in Comune o nelle circoscrizioni di Roma per i documenti, offriamo loro assistenza sanitaria e un aiuto a iscrivere i figli a scuola. Diamo loro da mangiare, vestiti e l’occorrente per la casa. Le aiutiamo a mantenere i contatti con i loro mariti, fratelli, padri che son dovuti rimanere per difendere il proprio Paese dall’invasore.
Abbiamo ospitato la prima famiglia in una delle nostre case di accoglienza ma ne stanno arrivando altre. Per questo, ci siamo attivati per prendere altri appartamenti da dedicare all’accoglienza di chi scappa dalla guerra in Ucraina.
Ogni aiuto è fondamentale per assicurare l’assistenza a queste donne.
AIUTACI AD ACCOGLIERE CHI HA DOVUTO LASCIARE TUTTO!