Pasqua, tornare finalmente ad essere uniti
La Pasqua, quest’anno in maniera molto evidente, assume finalmente il suo vero volto: saremo un’altra volta tutti uniti, come una, una sola, era l’umanità all’inizio. Ogni specie animale, ogni specie vegetale, ogni realtà minerale, formano un solo corpo fra loro, sono una sola cosa. E, nell’armonia delle diversità, tutti insieme, siamo il cosmo, siamo lo spazio, siamo il tempo, non c’è separazione.
Ecco la Pasqua.
Ora, siccome l’unico impedimento a che questo avvenga è la stupidità umana, occorre lavorare sodo per rimuoverla dalla nostra testa, dai nostri rapporti, dalla nostra relazione con la nostra grande Casa Comune, la “sacra, meravigliosa Madre Terra”. La stupidità ha diversi volti: l’indolenza, che, come conseguenza, ha la malizia; l’avidità, a cui è indissolubilmente legata la menzogna; la violenza, che ha bisogno della “durezza del cuore e della mente” (la piena stupidità) per continuare ad esistere e agire.
La pandemia, unita al gravissimo problema ecologico dei cambiamenti climatici generati dallo sfruttamento senza fine della natura (“il progresso – la crescita! – lo esige”), i movimenti senza fine di migrazioni forzate di intere popolazioni, l’accumulo di risorse di ogni tipo nelle mani di pochissimi… tutto questo ci sta aprendo gli occhi. Vediamo con sempre maggiore chiarezza quei volti della stupidità umana. Essi ci appartengono, si adattano bene al nostro stesso volto, abitano comodi nel nostro cuore, corrono liberi e giocosi nei nostri pensieri.
Sarà dura la Pasqua quest’anno, ma mai come quest’anno la Pasqua sarà necessaria!
Un adolescente di 17 anni affronta da solo il lunghissimo e pericoloso viaggio da un villaggio del Guatemala fino a Los Angeles, dove la mamma è emigrata quando lui aveva appena sei mesi. E mentre è in viaggio piange di gioia: “Fra poco, fra alcune settimane, fra due o tre mesi, abbraccerò finalmente mia mamma, un sogno che mi ha dominato da 17 anni”.
La Pasqua è abbracciare la mamma, essere con lei una sola cosa.


Quando a gennaio sono andato in Guatemala, e ho incontrato i nostri bambini del Villaggio La Granadilla, esclusi dalla scuola ormai da più di un anno, mi guardavano con una supplica velata, ma evidente, in fondo ai loro occhi. “Abbiamo bisogno dei nostri compagni, abbiamo nostalgia di tornare ad essere un’altra volta tutti quanti insieme!”, sembravano dirmi.
“È un dolore grande essere isolati, non poter vedere nessuno se non i nostri familiari e i nostri vicini.”
E poi penso a Sadjo, un bambino nato in Italia nove anni fa da genitori senegalesi. Sosteniamo la loro famiglia attraverso il nostro Centro Prima gli Ultimi ad Orte. Sadjo parla perfettamente l’italiano, meglio del francese, è perfettamente integrato tra i compagni della quarta elementare di Orte, è nato a Viterbo, ma è sempre uno “straniero”. Questo diaframma lo vede evidente sulla sua pelle, ma ancora di più nei suoi documenti. Non riesce ad essere contento appieno, perché è un “diverso”, quel diaframma di una politica tanto lontana da lui, lo divide dagli altri e lui spesso si intristisce.
È un dolore essere divisi!
L’amore separato è un amore crocefisso, un amore che muore. La Pasqua è far risorgere quell’amore attraverso l’unione con la persona amata, la riunificazione di tutti noi, così dolorosamente separati.