Anche sul vaccino non siamo tutti uguali
Il 20 dicembre scorso, in Italia, ha preso ufficialmente il via il piano vaccinale nazionale contro il Covid-19. Un momento storico, un grande passo verso la sconfitta di questo virus che sta influenzando le nostre vite e ha portato finora, solo in Italia, alla morte di quasi 100.000 persone.
Se si guarda alla mappa delle vaccinazioni nel Mondo (a questo link si può trovare un esempio) fa impressione vedere come ci siano zone pullulanti di pallini arancioni – nello specifico, i pallini indicano la percentuale di popolazione vaccinata in quel determinato paese – e altre zone in cui i pallini non si vedono proprio, perché troppo piccoli (a indicare una percentuale davvero minima di popolazione finora vaccinata) o perché totalmente assenti (evidenziando una totale assenza di piano vaccinale nel Paese).
È evidente, però, che per combattere un virus che si diffonde a macchia d’olio le soluzioni debbano assolutamente diffondersi ancora più velocemente. Nessuno sarà veramente al sicuro fino a che tutti non avranno accesso a cure e vaccini sicuri ed efficaci.
In Paesi come il Guatemala, che sulla mappa di cui parlavamo prima sono sprovvisti di puntini, la popolazione è lasciata a sé stessa e non ha alcuna informazione sulla strategia del Governo in merito ai vaccini.
Il rispetto dei diritti umani, in questo caso, è apertamente superato da altri interessi che nulla hanno a che fare con la situazione che ci troviamo a combattere: davanti a una pandemia di queste proporzioni, gli interessi economici e commerciali, i brevetti, le gerarchie tra Paesi non dovrebbero contare niente.
Per questo motivo, come associazione e come singoli, abbiamo aderito alla campagna NO PROFIT ON PANDEMIC, un’iniziativa popolare a livello Europeo per chiedere all’Unione Europea di impegnarsi seriamente e fare pressione affinché i vaccini diventino un bene pubblico globale.