Giornata Mondiale della Fratellanza Umana
Una decisione storica per superare le divergenzeIeri è stata la Prima Giornata Mondiale della Fratellanza Umana, ma io voglio intervenire solo il giorno dopo.
Infatti, quando si guarda all’umanità, spesso se ne parla come di “famiglia umana”, ma subito dopo (“il giorno dopo”) la si vede già divisa, anzi è già stratificata.
Come si fa a parlare di “fratellanza umana” quando solo una piccola parte di questa umanità gode di ogni ritrovato della scienza e della tecnica e di ogni ben di Dio, mentre le maggioranze ne sono escluse? Esse soffrono per la mancanza di qualsiasi risorsa, a cominciare semplicemente da un pezzo di terra che ne garantirebbe la vita.
Nel febbraio del 2019, il Papa e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, si sono incontrati nel dialogo e nell’ascolto reciproco ad Abū Dhabī, capitale degli Emirati Arabi Uniti. Da questo incontro è scaturito il “Documento sulla Fratellanza Umana, per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”, un documento intenso dove cattolici e musulmani hanno trovato tanti punti di convergenza e, su quella base, hanno chiesto alle Nazioni Unite di istituire, per il 4 febbraio di ogni anno, la Giornata Mondiale della Fratellanza.

Il Papa, che insieme al Grande Imam di Al-Azhar ha voluto fortemente questa giornata, da tanti anni insiste con i “movimenti sociali” sull’importanza esistenziale delle “tre T”. In spagnolo, lingua che lui parla, le tre T sono: “Techo” (tetto, casa), “Tierra” (terra) e “Trabajo” (lavoro).
Se soltanto riuscissimo ad assicurare ad ogni famiglia umana un tetto, un lavoro e della terra, allora tutti godremmo finalmente una vita più serena, perché il confronto scandaloso fra l’opulenza e la miseria non ci sarebbe più, scomparirebbe.
Rimarrebbe solo il confronto tra chi, avendo tanto e volendo sempre di più, vive agitato; e chi, avendo poco ma avendo sufficiente, è felice di ciò che ha.
Fra la sobrietà e l’avidità c’è un abisso incolmabile: la prima permette a tutti di avere tutto, la seconda ruba ai poveri per far vivere in un mondo artificiale chi ne è affetto.
Questo dovrebbe essere il gradino più basso su cui costruire la fratellanza umana.
Credo che le esperienze di volontariato, di servizio e di attenzione ai più poveri (come è ad esempio l’esperienza dell’Associazione Sulla Strada e di tutte quelle associazioni che si occupano e si preoccupano di costruire un mondo più fraterno), facciano crescere nell’animo di chi le fa la forza di lottare sempre per questi ideali, e dall’altra parte quelle esperienze danno speranza ai più poveri ma anche, forse in modo inconscio, a tutta l’umanità.