Di ritorno dal Guatemala
Racconti da un viaggio inaspettatoCarissimi amici,
forse non tutti sanno che sono stato in Guatemala per circa dieci giorni, in un viaggio non programmato per tempo ma richiesto all’improvviso a causa di due emergenze.
La prima emergenza: la scuola!
Il Ministero dell’Istruzione guatemalteco ha rimosso dalla nostra scuola due maestre di ruolo e la stessa cosa ha fatto la Municipalità di San Raymundo: abbiamo perso 5 maestri in un momento che, al contrario, avrebbe richiesto una presenza maggiore di insegnanti!
La verità è che, purtroppo, in molti paesi impoveriti persiste una mentalità assistenzialista che li invade e li domina, una mentalità dura a cedere il passo a un’altra di dignità e di responsabilità. A causa di questa mentalità, essi vedono negli stranieri – gli “occidentali, nell’accezione di “europei” o “nordamericani” – una miniera da sfruttare fino all’ultimo, e non dei collaboratori sociali che possono svolgere un ruolo di recupero e di riavvio alla vita sociale di gente condannata dall’estrema miseria alla mera sopravvivenza.

Vi assicuro che è uno sforzo continuo, il nostro, per cercare di non far attecchire questa mentalità anche nelle famiglie dei nostri bambini, ma capite bene che con i più poveri questo è più difficile. Dobbiamo invece pretendere che chi ha ruoli di responsabilità nella vita sociale si assuma l’onere di collaborare con noi nei progetti e di portare poi avanti quelli nei quali la Costituzione li obbliga. La scuola primaria è uno di questi.
La rimozione di quelle cinque maestre era invece un modo per obbligare a prenderci noi l’onere di contrattarle.
In questi giorni guatemaltechi, ho quindi incontrato rappresentanti del Ministero e il sindaco di San Raymundo. Ho voluto ricalcare con loro che la nostra Associazione non può dare garanzie di continuità nel tempo, cosa che invece può dare un Ministero o una Municipalità, perché sono parte fondamentale della struttura della società stessa, da qualunque regime sia governata.
La nostra Associazione può e deve sostenere le fasi iniziali di un nuovo sviluppo, ma poi, passo per passo, settore per settore, deve cercare di rendere auto-sostenibile ogni progetto avviato. Infine, sono rimasto fermo sul fatto che l’Associazione Sulla Strada potrà contrattare al massimo due maestre, non di più.
A parole si sono impegnati, sia il Ministero che la Municipalità, a garantire ciascuno almeno due maestre. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi. La scuola pubblica, in Guatemala, dovrebbe riaprire verso il 20 di febbraio.


La seconda emergenza: sostegno allo staff in loco!
Già da qualche tempo avvertivamo la presenza di un’aria di stanchezza e di tensione all’interno del gruppo dello staff locale, dovuta a quest’anno di pandemia, alla chiusura forzata della scuola e all’esigenza di recarsi, nei tempi precisi e ristretti che concedeva il coprifuoco in Guatemala, presso ciascuna famiglia dei nostri bambini per consegnare loro i pacchi di viveri ogni 15 giorni.
Sono partito per offrire la mia presenza, in rappresentanza di tutta l’Associazione, e per dare il nostro supporto psicologico e di formazione alle collaboratrici e ai collaboratori, che non vedevamo di persona da un anno intero (mai era passato tanto tempo fra una missione e l’altra).
Fortunatamente, li ho lasciati sereni e felici di questa visita, certamente più motivati ad andare avanti nel loro servizio.

Ci sono stati poi altri impegni istituzionali che mi hanno preso tanto tempo. E non vi nascondo che sono stato anche in ansia per la paura di contrarre il coronavirus: preso qua in Italia è una cosa, là è tutt’altra perché non c’è un vero sistema organizzato di salute pubblica. Però, le emergenze di cui vi ho detto (con i risultati conseguiti) hanno motivato abbondantemente questo viaggio. Ho fatto il tampone prima di ripartire per l’Italia ed è risultato NEGATIVO! Meno male, ma arrivato qui in Italia, mi hanno comunque costretto ad una quarantena di garanzia totale.
E così, per i questi pochi giorni guatemaltechi ho potuto incontrare e abbracciare solo alcuni bambini e sono rimasto con l’amaro in bocca e la tristezza nel cuore per non aver potuto incontrare tutti gli altri.
Quelli che ho incontrato mi sono saltati al collo dalla gioia e ho dovuto faticare, emotivamente, a farli stare un po’ più lontano…
Che dolore, che dolore!
Vi ho portato però un piccolo video con una canzone che quattro bambine hanno dedicato “a los italianos“, potete attivare anche i sottotitoli per apprezzare al meglio questo piccolo regalo.
Buon ascolto!
Che possiate portare i loro visetti e le loro vocine nel cuore.