Natale 2020
L'inizio di una vita nuovaSi chiude l’anno, credo, più particolare che tutti abbiamo mai vissuto.
Vado oltre le considerazioni generali sul Covid-19 che si sono fatte e si continuano a fare, in genere categoricamente negative, quelle di un anno da dimenticare e da lasciare indietro il prima possibile per “ritornare alla normalità”, quella del pre-covid.
Personalmente non la penso così, anche se i nostri bambini in Guatemala, il cuore della nostra vita, stanno soffrendo terribilmente per questa prova.
Io credo, invece, che usciremo da questa esperienza molto più rafforzati nella sacralità dei rapporti fra di noi e nei rapporti con i più piccoli dei poveri (dai nostri bambini abbiamo imparato molte cose che ci hanno aiutato tantissimo in questo 2020, come ho scritto nell’ultimo editoriale di novembre scorso).
Da questa esperienza usciremo inoltre con una coscienza ecologica integrale molto più responsabile. Il movimento innescato dal gesto semplice e drammatico di una adolescente svedese, Greta Thunberg – che non è più voluta entrare a scuola perché si sentiva espulsa dal suo futuro di essere umano – e dalle sue parole schiette, veraci e taglienti, proferite davanti ai “Grandi” del mondo, ci ha inchiodati alle nostre responsabilità sul consumo e lo smaltimento critico e sull’atteggiamento nei confronti della Natura. Quest’ultimo deve passare da “cosa ancora posso estrarre dalla Natura per me?”, a “debbo la vita alla Madre Terra e se non la amo e la rispetto come tale, decreto da ora la mia morte”.

Infine, da questa esperienza ricaveremo una posizione molto più convinta sul nostro ruolo personale nella vita sociale e politica del paese in cui viviamo: la deriva culturale verso forme di grande violenza e di fondamentalismi vari – in particolare i nazionalismi beceri ed egoisti – esige una nostra risposta decisa sul versante opposto, quello di una cultura inclusiva e solidale, sempre, senza “se” e senza “ma”, una cultura nuova che respinge ogni respingimento, sempre, senza “se” e senza “ma” e si incarica dell’onere di una integrazione necessaria.
Due sono i protagonisti nella nostra vita che ci richiedono con fermezza e insistentemente tutto questo: la nostra coscienza e i nostri bambini, quelli di oggi e quelli di domani.
Che mondo lasceremo loro? Se non ce le accolleremo noi, che responsabilità ricadranno per forza e per intero sulle loro spalle? Parliamo di vita o di morte, di sopravvivenza della vita della nostra specie sul pianeta. Anche il contrasto culturale al mondo becero dei fondamentalismi è un elemento essenziale di questo impegno.
Oggi il Natale, allora, è fondamentalmente questo: inizio di una vita nuova! Leggevo stamattina un detto di Confucio: “Abbiamo due vite: la seconda inizia quando ci accorgiamo di averne una sola”. Il coronavirus, nella sua negatività mortale, ci ha aperto gli occhi per intero sul valore sacro della vita di tutti. O ci impegniamo a che tutti abbiano vita in abbondanza o non ci saranno neanche le briciole per pochi fortunati.

