Per giustizia e per solidarietà
Salomé e suo marito Antonio si sono messi in fila, insieme ad altre decine di genitori, in attesa paziente di ricevere il loro pacco alimentare, che Eva e gli altri nostri collaboratori in Guatemala hanno sapientemente preparato. Centinaia di pacchetti, gli uni diversi dagli altri, divisi per prodotto (riso, pasta, uova, patate, frutta, verdura, cereali, eccetera), sono ordinatamente accatastati dietro a dei banconi dove ci sono gli incaricati che li distribuiscono ad ogni famiglia.
Quando Salomé arriva finalmente davanti al bancone dove l’hanno chiamata, e man mano che Eva e gli altri mettono fra le mani sue e di suo marito i vari sacchetti che corrispondono al numero di componenti della famiglia (sei figli e loro due), due lacrimoni silenziosi cominciano a scendere dai suoi occhi increduli: finalmente mangeranno bene!
Finalmente mangeranno in quel modo che i poveri non danno mai per scontato, ma che dovrebbe costituire il segno efficace che i beni di questo mondo sono per il bene di tutti i suoi figli e non per l’avidità di pochi.
È felice oggi Salomé, e la sua felicità è la nostra!

Il nostro sforzo economico dunque – possibile grazie alla generosità di tutti voi che ci leggete, che consente di comprare tutto quel ben di Dio – lo facciamo per giustizia e non solo per solidarietà. D’altra parte, la solidarietà è gemella siamese della giustizia! Quest’ultima, poi, è certamente anche passione per i più poveri, per gli ultimi.



E un’altra ovvietà è che tutto questo non si può vivere a compartimenti stagni: attenti, per esempio, alle esigenze degli Ultimi lontani per acquietare la coscienza e maltrattare gli Ultimi vicini perché ne sentiamo il fastidio (personale, sociale o politico che sia).