con forme varie e diverse, noi ci siamo!

Il Coronavirus ci ha preso alla sprovvista, tutti.

Noi, volontari e responsabili dell’associazione Sulla Strada, siamo stati travolti da questa tempesta nel momento di ritorno in Italia, dopo una Missione Sanitaria che è stata intensa, bella, faticosa. Abbiamo lavorato tanto, abbiamo raccolto tante storie, fatto incontri che ci rimarranno nel cuore e posto le basi per cambiamenti e progetti importanti, attesi da tempo. Avremmo voluto parlarvene con entusiasmo e sguardo fisso sul futuro. Ma, invece, abbiamo dovuto fermarci, fare un passo indietro, aspettare.

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo a causa del Covid-19 ci ha imposto un cambio repentino nelle nostre vite. Come il Giano bifronte, questi giorni possono avere un doppio significato, una doppia valenza.

Per alcune persone, questo può essere un momento di pausa, di contemplazione, di riflessione; un’occasione per fermarsi e guardare davvero quello che ci circonda, riflettere sul nostro modo di vivere la vita, ripensare le priorità e le cose che contano davvero. È una grande fortuna, difficilmente si ha il tempo per pensare a tutto questo, eppure è fondamentale.

Per altri, invece, questo è un periodo tumultuoso, di profonda inquietudine e incertezza. C’è chi ha perso il lavoro o che ha visto il proprio introito ridursi enormemente, con la paura di non riuscire a provvedere alle necessità della propria famiglia. C’è chi è a contatto con il virus ogni giorno, che rischia costantemente di esserne contagiato. Chi sta male, in ospedale o a casa, e non può avere il conforto delle persone care al proprio fianco. C’è chi ha una persona cara malata e non può darle conforto.
L’immagine delle bare che partivano da Bergamo sui camion militari, sole e senza la possibilità di essere accompagnate nell’ultimo viaggio, rimarrà nel nostro immaginario comune per tanto, tanto tempo.

Volontari Sulla Strada: il nostro cuore e le nostre mani, a sostegno dell’Italia ferita

Eppure, chi ha occhi per guardare riesce a trovare la bellezza in ogni cosa.
Grazie al blocco quasi totale dei trasporti e della produzione, la Natura sta tornando a respirare a pieni polmoni e gli animali fanno capolino anche nelle grandi città.
L’impossibilità di vicinanza fisica, per quanto dolorosa, ci sta stimolando tutti ad attivare altri canali di vicinanza di spirito – con un proliferare di videochiamate anche tra i più restii alla tecnologia – facendoci apprezzare in maniera nuova cose che prima davamo per scontate: un abbraccio, un bacio, una carezza.

Noi la bellezza l’abbiamo vista prima di tutto nei nostri volontari: sapevamo già che erano persone eccezionali, dal cuore grande e dall’entusiasmo inesauribile. Li avevamo già visti all’opera, in Guatemala, in situazioni difficili e sconosciute, buttarsi a capofitto nel lavoro senza perdere mai un’umanità bellissima nei confronti dei pazienti e all’interno del gruppo. Ma ci hanno stupito ancora una volta tutti, con i loro racconti – a volte strazianti ma sempre pieni di speranza – che ci hanno inviato direttamente dalle corsie degli ospedali in cui lavorano, dalle ambulanze del 118, dal lavoro sul territorio come medici di famiglia, dai centralini  dedicati da cui danno informazioni vitali e raccolgono testimonianze drammatiche.

Il legame stretto in Missione è forte e si rafforza ancora, ogni giorno che passa, attraverso il confronto continuo di medici e infermieri che si raccontano e si consigliano, dal Piemonte alla Puglia, toccando quasi tutte le regioni d’Italia: uno spaccato davvero interessante, un punto di osservazione privilegiato per noi, che assistiamo impotenti e possiamo solo mandare loro tutto il nostro amore, la nostra gratitudine, il nostro sostegno! GRAZIE, carissimi volontari, GRAZIE DI CUORE!

#lasolidarietànonsiferma

Ma i nostri progetti – così come la solidarietà – non si fermano!

Al Centro Prima gli Ultimi di Orte abbiamo dovuto ripensare la nostra presenza e la nostra assistenza agli utenti ma su una cosa non avevamo dubbi: di certo non potevamo lasciarli soli!
Abbiamo mantenuto la giornata di giovedì per consegnare i pacchi alimentari: la maggior parte dei nostri utenti fa affidamento sulle scorte che offriamo loro ogni settimana, grazie al Banco Alimentare e a una convenzione con la Coop di Orte, e soprattutto in questo periodo di “immobilità” – che porta all’impossibilità di effettuare alcuni tipi di lavoro – questo tipo di aiuto è quanto mai prezioso!

Ma i disagi cui facciamo fronte sono tanti e diversi e non si colmano solo con l’aiuto alimentare: tante persone si sentono disorientate da questa situazione inedita e non hanno gli strumenti per interpretare razionalmente la realtà. Per loro, ma anche per i migranti che assistiamo e per tutte quelle persone per le quali “restare a casa” non significa “restare al sicuro”, abbiamo mantenuto attivo il numero di telefono del centro e garantiamo sostegno psicologico e burocratico continuo.

Gli utenti del nostro Centro ci ripagano con grande affetto, con grandi sorrisi. Sappiamo che molti di loro ci considerano parte della famiglia ed è bello vedere come, in fin dei conti, ci teniamo compagnia gli uni con gli altri. Gli stessi fruitori dell’aiuto alimentare o i migranti che ospitiamo nella Casa di accoglienza “Casa Nube”, sono felici di fare i loro turni di volontariato, dandoci una mano nel trasporto degli alimenti e nel tenere in ordine il magazzino.

Dobbiamo restare in casa, tenerci a distanza gli uni dagli altri, ma questo non significa chiudersi in noi stessi: la solidarietà trova sempre un modo per affermarsi!

Noi lo sappiamo bene e ne facciamo esperienza diretta da 20 anni!

Casa lontano da casa

E intanto, il Coronavirus continua a viaggiare e ha raggiunto anche la nostra seconda casa, il Guatemala. Il governo ha agito rapidamente, già dai primi giorni – in cui si registravano ancora pochi casi e solo in capitale – ha disposto la chiusura delle scuole e una forte limitazione dei trasporti. Di questo siamo felici: il paese non è preparato per fronteggiare un’emergenza sanitaria di queste proporzioni, gli ospedali e i medici non sono attrezzati. In un Paese in cui l’80% della popolazione vive sul limite della povertà, neanche quel 20% di popolazione ricca è al sicuro!

Al villaggio La Granadilla, per fortuna, il virus sembra non essere ancora arrivato. Nel frattempo, la nostra Scuola rurale Abuelita Amelia Pavoni è stata chiusa: i bambini sono costretti a rimanere nelle loro abitazioni, senza la possibilità di imparare e giocare con i cotanei, soffrendo la mancanza di un’alimentazione adeguata e con il rischio che tornino a fabbricare i pericolosi fuochi d’artificio insieme ai loro genitori. I nostri collaboratori e i maestri della scuola hanno il compito di mantenere alta l’allerta, sul virus ma anche sul benessere (fisico e mentale) dei nostri bambini e delle loro famiglie.

Il trasporto pubblico, che collega il villaggio con il paesino più vicino, è stato sospeso e la popolazione rurale si ritrova completamente isolata: ci sono molti chilometri di cammino e il trasporto dei viveri diventa difficile.

Il governo ha inviato pacchi alimentari per ogni bambino iscritto alla nostra scuola: le borse con i viveri sono state consegnate dai nostri collaboratori, presso la scuola o a domicilio, negli ultimi giorni di marzo. Allo stesso tempo, le famiglie dei bambini sono state informate anche di un’altra misura messa in campo dal Ministero: lezioni in televisione, mezz’ora al giorno per ogni grado! Ora bisognerà capire come fare in modo che anche chi non possiede la televisione possa partecipare a queste lezioni a distanza.

Abbiamo ricevuto tanti messaggi dalla nostra famiglia lontana, il popolo maya del villaggio La Granadilla. Messaggi di sostegno e vicinanza, di preoccupazione e gratitudine: messaggi che ci hanno fatto bene al cuore, che ci hanno fatto sentire – ancora una volta – la bellezza del tendere una mano all’Altro. Brunemilio, uno dei nostri primi maestri, ci ha inviato una lettera piena di sentimento. A tutti noi dell’associazione ha augurato che la forza dei quattro punti cardinali del Mondo ci diano energia e colmino i nostri cuori di amore, fraternità e solidarietà. A tutti i medici e infermieri d’Italia – e lui ne ha conosciuti di straordinari tra i nostri volontari – ha rivolto parole toccanti: “Sei stanco, so che sei scoraggiato, esausto, so che piangi dentro di te. Però sei la nostra speranza, la nostra consolazione. Sei una voce nel deserto“.

La solidarietà offerta torna sempre indietro, l’amore donato viene ricevuto mille volte, un cuore che dona sarà sempre un cuore ricolmo d’amore!

Il Coronavirus ci pone di fronte a sfide inedite, ci impone un cambiamento di rotta non solo contingente a questo momento di emergenza ma che avrà effetti anche sul lungo periodo, sul nostro futuro comune. È un periodo difficile e i mesi che verranno saranno altrettanto complicati ma noi siamo ottimisti. Contro tutte le previsioni, noi siamo ottimisti. E il nostro è un ottimismo che non si può scalfire perché è forte di venti anni di esperienza: siamo ottimisti perché amiamo e siamo amati, siamo circondati dall’amore e questo ci rende forti.

Share This