Al fianco del piccolo Alan e della sua famiglia
Mi chiamo Sabina Sauve e sono volontaria dell’Associazione Sulla Strada fin dai suoi primi passi, 20 anni fa. Oggi la mia missione è stare al fianco del piccolo Alan e della sua famiglia.
Spero che diventi anche la vostra.
Natale 2019. Riceviamo una telefonata da un nostro amico in Guatemala: “c’è un bambino che ha bisogno di un trapianto di fegato, voi di Sulla Strada potete prenderlo in carico?” Nonostante i giorni di festa riuniamo il Consiglio Direttivo e decidiamo, senza esitazione, che sì: saremo felici di prenderci cura di lui!
Il 26 dicembre siamo già a all’aeroporto, io e mio marito Andrea andiamo a prenderli con grande emozione. Quando ci incontriamo per la prima volta ci abbracciamo con forza e siamo pronti per iniziare!
Come abbiamo sperimentato già altre volte, la splendida rete della solidarietà riesce in imprese eroiche: c’è chi ha contattato l’ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che ha accettato Alan come “caso umanitario”, c’è chi ha messo a disposizione una camera d’albergo in maniera completamente gratuita per ospitare Don Victor, il papà del bambino, c’è chi ha donato vestiti pesanti affinché la famiglia potesse affrontare l’inverno e così via.

Davvero sono stati giorni commoventi, di grande solidarietà e comunione!
La situazione del piccolo, però, si è dimostrata da subito complicata: Alan era fortemente denutrito e doveva prendere forze prima di affrontare il trapianto!
Hanno iniziato subito ad alimentarlo tramite sondino nasogastrico ma il suo organismo, all’inizio, ha fatto molta fatica ad accettare il nutrimento: un giorno ha avuto una crisi e ha perso conoscenza, con grande spavento di Maricela, la mamma, che sta sempre con lui. I medici hanno ridotto le dosi per abituarlo pian piano ai livelli più alti. Questa volta l’organismo ha reagito bene e finalmente ha iniziato a riprendere forze e a crescere a vista d’occhio!
Con Maricela sento un legame speciale: io so cosa significa vedere il proprio figlio in pericolo di vita ed è per questo che a gennaio, mentre tutti partivano per la consueta missione sanitaria in Guatemala, io ho deciso di rinunciare e rimanere al fianco di questa famiglia.
Sono loro, adesso, la mia missione!
Durante le mie visite in ospedale, ci sono stati momenti di grande confidenza. Questa donna coraggiosa mi ha raccontato come sia stato differente il trattamento ricevuto in Italia rispetto a quello a cui sono abituati: quando il piccolo è stato ricoverato a Città del Guatemala, la mamma non poteva rimanere con lui, le visite erano limitate al solo allattamento e per il resto del tempo doveva lasciarlo da solo, alle cure delle infermiere che, però, si occupavano di troppi bambini!
Per il gran piangere ad Alan è venuta fuori un’ernietta ombelicale! Per questo, quando le chiedo “ma non sei stanca di stare qui dentro, senza uscire mai, da un quasi due mesi?”, lei mi guarda e sorride.

I tempi di attesa si sono dimostrati subito molto lunghi. Ho chiesto a Maricela se la possibilità di dover restare a Roma qualche mese li turbava o creava loro dei problemi, dato che hanno due figlie, di 3 e 6 anni, che sono rimaste in Guatemala, ma la sua risposta è stata pronta: “la nonna, con cui abbiamo lasciato le bambine, le accudisce meglio di me per cui siamo tranquilli e preparati!”
Insomma, sicuramente avremo bisogno di dar loro tutto il nostro sostegno ma sono genitori coraggiosi, abituati a lottare, e ovviamente sono molto motivati!
Il personale tutto dell’ospedale Bambino Gesù – i medici, gli infermieri, l’interprete, i volontari – si sta prendendo cura in modo veramente esemplare della salute di Alan e della situazione della famiglia.
Dal punto di vista medico sono stati ultimati tutti gli esami e quando ci hanno comunicato che il papà di Alan, Victor, è compatibile come donatore siamo saltati di gioia!
Dal punto di vista burocratico, diversi uffici interni dell’ospedale, dall’Ufficio relazioni col pubblico alla direzione sanitaria ai servizi sociali, si stanno dando un gran da fare per risolvere la questione del permesso di soggiorno a scopi sanitari, la sistemazione in struttura di accoglienza appena potranno essere dimessi, la documentazione di esenzione da parte della Asl, con grande professionalità e attenzione.
Stupendi sono stati i nostri sostenitori, che da oltre un mese ospitano il papà di Alan presso una struttura alberghiera di prestigio nel centro di Roma, l’Hotel Nord Nuova Roma, e che hanno rinnovato la disponibilità all’ospitalità finché sarà necessario.
E poi i volontari dell’associazione, che attraverso un supporto quotidiano affettuoso e familiare, hanno permesso alla famiglia di Alan di “non sentirsi soli in un paese straniero”, con visite quotidiane e aiuto nella soluzione di problemi anche banali e quotidiani, come il lavaggio dei vestiti e le comunicazioni con la famiglia.
Sabina Sauve
Volontaria Associazione Sulla Strada
