
Condividiamo le riflessioni di Brunemilio Ajcuc Cubulé, nostro collaboratore in Guatemala da quasi vent’anni e maestro della scuola Abuelita Amelia Pavoni, che ha seguito la classe sesta e i bambini che, giusto qualche settimana fa, hanno concluso il loro percorso di studi con noi.

All’inizio dell’anno scolastico, quando mi è stata assegnata la classe Sesta elementare, ho pensato che avrei avuto a che fare con adolescenti difficili da gestire. In verità, era la nostra attenzione verso di loro a non essere sufficiente!
Essere stato il loro maestro è stata un’esperienza che non dimenticherò mai. Anche il programma di apprendimento che abbiamo portato avanti insieme è stato molto significativo e anche divertente. Abbiamo realizzato tante attività nelle quali i ragazzi hanno preso coscienza di loro stessi. E, soprattutto, con le quali hanno rafforzato la loro coscienza sociale.
Per la festa di fine anno, abbiamo voluto fare un regalo alla scuola e a tutti i compagni più piccoli: un kit di strumentazione per concerti, con amplificazione, microfoni e tutto il resto. Tutto questo è stato possibile con un’attività di risparmio in cui ognuno ha contribuito con piccoli gesti alla propria portata.
Durante tutto l’anno scolastico, abbiamo comprato e venduto 1000 alberelli, abbiamo organizzato vendite e riffe per le quali ogni studente ha portato le proprie verdure, la propria frutta, le proprie tortillas.
Mi ha commosso vedere con quanto amore i ragazzi riponevano i loro oggetti sui banchetti, pronti per la vendita!
Come attività finale, abbiamo scritto e inviato lettere ai familiari e agli amici che sono emigrati negli Stati Uniti. Con uno sforzo importante di collaborazione e solidarietà, ognuno ha risposto secondo le proprie possibilità e coscienza sociale.
Roselia Vargas, l’allieva che si è proposta come tesoriere, ha amministrato i nostri 3.000 quetzales (più o meno 300€) per 7 mesi con grande attenzione e trasparenza, comunicandoci resoconti periodici, in un lavoro continuo. L’obiettivo era quello di creare nei ragazzi una coscienza sociale di come possiamo cambiare le comunità e sollevarle da uno stato di bisogno.
Per vedere in prima persone come, mobilitandosi e organizzandosi, si possono ottenere i risultati sperati, oltre alle attività di raccolta fondi per acquistare l’impianto di amplificazione, abbiamo fatto anche diverse manifestazioni. Per questo ci hanno presi per pazzi!

